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Gilles Clément, il celebre paesaggista, ma anche ingegnere agronomo, entomologo, botanico, filosofo; nel suo saggio “Breve Storia del Giardino”, afferma che il primo giardino è un orto. L’uomo nomade decide di interrompere le proprie peregrinazioni per un motivo eminentemente alimentare, perché ha trovato un luogo dove poter coltivare i propri alimenti. Il primo giardino è anche un recinto, perché quegli alimenti non sono a disposizione di tutti e va protetto.
La più felice espressione del connubio tra giardino e orto è l’orto dei re a Versailles, il giardino alimentare che deve assicurare il rifornimento della tavola reale, ma anche il luogo di sperimentazione di tecniche di coltivazione e di potatura.
Naturalmente ci sono state evoluzioni meno nobili dell’orto, anche se altrettanto efficaci e rispettose, inoltre, del concetto di economia circolare. A Rotterdam, un’azienda riesce a far crescere funghi su fondi di caffè ospitati in unità frigorifere ricavate da cointaner dismessi.
Per dire dell’altro estremo, vi sarà accaduto, girando per le campagne, di incontrare vecchi elettrodomestici o sanitari, utilizzati come abbeveratoi, vasche per pesci, vasi per piante, piuttosto che essere portati in discarica. Ricordo, inoltre, che negli anni ’70, quando nel mio paese venne realizzato il censimento delle campagne, in vista del nuovo piano regolatore, i rilevatori mi raccontavano di bidet in cui veniva coltivato il prezzemolo.
Di tutte queste declinazioni dell’orto ha dato una bella rappresentazione Eugenio Tibaldi, nell’installazione After Leonardo – Il Giardino Abusivo, appena conclusa, formata da tre elementi, collocati sulla rampa di accesso agli spazi espositivi del Museo del Novecento di Milano.
Per quanto nella presentazione della mostra si faccia riferimento a Leonardo e al suo contributo allo studio delle acque, a me, sembra che l’opera di Tibaldi sia, piuttosto, una efficace sintesi dell’evoluzione del concetto di orto=giardino. I tre elementi sono realizzati con vecchi mobili, elettrodomestici raccolti in discarica, oggetti di uso comune, collocati in modo da collegarsi agli archetipi classici rappresentati in grandi pannelli posti accanto agli elementi. Essi sono ricchissimi di tutti i riferimenti architettonici a cui si è inspirato ma anche della descrizione delle piante impiegate e fitti di sue annotazioni in corsivo che sarebbe bello poter leggere integralmente.
Espressione del vegetale che cresce ovunque ve ne sia la possibilità, il Giardino Abusivo (ma perché abusivo, poi?) è anche una rappresentazione del concetto di Terzo Paesaggio di Clément, “insieme dei luoghi abbandonati dall’uomo” che divengono “rifugi per la diversità”.
Per illustrare questo post, oltre alle foto degli elementi della mostra di Tibaldi, ho scelto una foto dell’Album Ortaggi di Francesco de Vincenzi. L’esposizione dei prodotti, realizzata dall’anziana negoziante, riassume i risultati del giardino alimentare, diventando memoria per le giovanissime generazioni che passano davanti.
Un progetto molto interessante, complimenti!