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TMD è l’acronimo di Terra Migaki Design. Migaki in giapponese vuol dire lucidato e quindi la traduzione potrebbe suonare “design della terra lucidata”. La lucidatura ha a che fare con un particolare oggetto, il dorodango, una sfera di argilla che, secondo una tecnica artistica giapponese, viene levigata manualmente fino ad ottenere una superficie lucida che può assumere diversi colori a seconda della sua composizione e delle polveri che vi vengono aggiunte. Nato dalla collaborazione culturale tra Italia e Giappone e sviluppatosi con eventi per il Fuori Salone, oggi TMD rappresenta in Italia un gruppo di professionisti che promuove la realizzazione di edifici, finiture e oggetti in terra cruda, coordinato dall’ arch. Sergio Sabbadini che ne è il propugnatore e “l’ideologo”.
Pur conoscendo gli impieghi della terra cruda, non sapevo nulla di TMD né del Dorodango, fino a quando, ai primi di giugno, l’amico Mario Costantini, mi ha chiesto di partecipare in sua rappresentanza alla mostra TDM2020 che si sarebbe svolta a fine mese a Milano, dal 28 giugno al 4 luglio, presso il museo Francesco Messina, dove avrebbe esposto una sua opera. Per questo, sono entrato in contatto con la sua gallerista, Gabriella Anedi, titolare dello spazio Fiber Art And che mi ha invitato a partecipare all’allestimento della mostra, in modo da poterla vedere in anteprima.
Le opere che venivano man mano esposte, mi comunicavano una sensazione di familiarità, stimolando i miei ricordi di quando l’argilla era uno strumento di gioco che era facile procurarsi nella cava adiacente alla fornace del paese, prima ancora che essere impiegata nelle ore di educazione artistica a scuola, sensazioni come vedremo, ben note a chi impiega questi materiali.
Come ha giustamente messo in evidenza Sergio Sabbadini, ciò che ci colpisce della terra, prima ancora della sua molteplicità d’uso è l’effetto che essa ha su di noi e sulla nostra condizione psicofisica. La terra è sede e parte della Natura, considerata come insieme di elementi vegetali e animali ed è parte del paesaggio, anche urbano, che percepiamo. Essa è elemento comune ai vari territori, base della produzione degli alimenti e del ciclo vitale, nutrimento dei vegetali e attraverso di essi degli animali. Essa è percepita con vista e tatto e ci riporta a qualche cosa di noto verso cui non sentiamo diffidenza. In pratica la terra influenza il nostro benessere attraverso molteplici aspetti.
Non meno rilevanti sono gli aspetti di molteplicità d’uso, in primo luogo in bioedilizia, dove gli impasti di terra possono svolgere funzioni opposte come “l’accumulo del calore o l’isolamento dal freddo, il fonoassorbimento o l’isolamento acustico, l’impermeabilità o la massima traspirabilità delle superfici” ma anche l’assorbimento di odori e la schermatura dalle radiazioni elettromagnetiche. Inoltre, la terra ha un ciclo chiuso e può essere riconvertita in polveri che tornano nel ciclo costruttivo. Può essere impiegata nella realizzazione di oggetti della vita di tutti i giorni attraverso l’unione di terre con altri materiali come legno, metallo, fibre, tessuti e carta e in cui si sono cimentati anche gli studenti che hanno partecipato alle varie edizioni del premio TMD. L’ambito del design è particolarmente promettente, proprio per gli aspetti di benessere di cui dicevamo sopra. Come ricorda Mariastefania Bianco, fondatrice di Madeinterra, un’azienda particolarmente attiva in questo settore: “Realizzare e utilizzare un oggetto in terra cruda significa…innescare un cambiamento di stile di vita, volto all’osservazione e all’attenzione nell’utilizzare quanto a disposizione…Il design in terra cruda è una sorta di relazione animata, crea collegamenti tra realtà e immaginazione, unisce astratto e concreto, mette d’accordo razionalità e emozione” provocando stupore.
Le interpretazioni artistiche in terra cruda presentate a TMD2020, mixano gli elementi edilizi con quelli del design, aggiungendo elementi che spostano in avanti la ricerca. Mario Costantini con Cupola Organica, intreccio di canne, terra cruda e tessuti, è partito dalla tecnica del massone diffusa in Abruzzo, impasto di terra cruda con pula di farro e paglia con cui venivano realizzate le pareti esterne delle case, mentre le canne spalmate di fango erano impiegate come struttura di rinforzo per i muri divisori e i solai. Cristina Volpi si è rifatta ai testi di Erich Neumann e ha interpretato il concetto della “grande madre” con un’opera che rappresenta una grande ragnatela realizzata in fili di canapa di diverso spessore, sospesa tra il piano terra e il seminterrato della casa museo, nella quale si trova avviluppato il sacco ovarico della femmina del ragno, realizzato in terra cruda. Paolo Lomazzi ha impiegato un dorodango come base per realizzare una lampada di grande leggerezza e bellezza. Molto interessanti anche alcuni dei progetti presentati dagli studenti che partecipano al TDM2020 award.
Nell’anno del Covid, la manifestazione ha, ancora di più che negli altri anni, il pregio di rimettere al centro della nostra attenzione la terra e la Terra, la materia e il pianeta, come elementi unici e indissolubili della sostenibilità della vita.
Fabrizio sensibile al messaggio TMD sei proselite e divulgatore prezioso resta con noi.
Grazie
paolo.
Paolo Lomazzi grazie di cuore
Conoscevo l’utilizzo della terra cruda in edilizia, ma non sapevo nulla di TMD.
Ho lavorato con la terra anni fa, incidendo piatti e vasi con il bulino, secondo una tecnica rinascimentale. Per me, la terra si percepisce soprattutto con l’olfatto: io adoravo annusarla mentre la manipolavo.
E ne ho anche apprezzato il potere di renderti rilassato, in pace.
Grazie per la segnalazione di questo interessante gruppo artistico.
Anna grazie del commento. Credo anch’io che con la terra i sensi del tatto e dell’olfatto siano molto attivi e che contribuisca al rilassamento
Sono un artista della terra ,e amo quello che scrivete del sapere ,e la ricerca espressiva di ogni talento ,storico e contemporaneo .