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Ràquira è un piccolo centro della Colombia di circa 13.000 abitanti, posto a 2150 metri di altezza sul livello del mare, a circa due ore da Bogotà. È situata in quello che una volta era il territorio abitato dai Muisca, una civiltà di lingua Chibcha, organizzata in una confederazione di due territori retti da due Governatori, lo Zaque e lo Zipa. Secondo la tradizione, nelle cerimonie che si svolgevano su un lago sacro, lo Zipa si copriva il corpo di oro e offriva dalla sua zattera doni preziosi alla dea delle acque. La notizia giunse alle orecchie dei Conquistadores spagnoli che, convinti che lì si trovasse l’ El Dorado, il mitico territorio pieno di immense ricchezze, li conquistarono nel 1542.
Oggi Ràquira è una città artigiana, una città della ceramica, con i muri delle case dipinti a colori vivaci ed è conosciuta come “città delle pentole”, perché la maggior parte della popolazione si dedica alla produzione di oggetti non colorati di uso quotidiano per la casa e di ricordi per turisti. La tradizione della ceramica ha trovato facile sviluppo perché il territorio di Ràquira è ricco di cave di argilla di un rosso acceso e di acqua e possiede le caratteristiche microclimatiche idonee per far asciugare bene gli oggetti prima di cuocerli. La cottura avviene ancora adesso in forni a legna, a 1.200°, con la conseguenza del disboscamento delle zone vicine e la liberazione di CO2 nell’aria. Oggi il governo chiede che i forni vengano trasformati a gas ma questo cambiamento non è ancora ben compreso dalla popolazione a riprova che tradizione e soluzione dei problemi ambientali non vanno sempre a braccetto.
A marzo del 2020, Natalia Criado, colombiana e Pietro Minelli, italiano, lei designer, lui architetto, sono stati sorpresi dal lockdown, deciso tempestivamente dalle autorità colombiane, mentre si trovavano a Ràquira per conoscere meglio la tradizione ceramica e costretti a fermarsi lì. Purtroppo, la nazionalità di Pietro non era ben vista dagli abitanti del luogo; le notizie che arrivavano dall’Italia, in cui il contagio era in pieno sviluppo, facevano temere che potesse portare il virus e quindi non era facile per loro trovare alloggio. Costretti ad allontanarsi dal paese hanno trovato infine ospitalità a casa di una professoressa, Olga, che, quando si dice il caso, aveva condotto delle ricerche sulle tradizioni locali e ha messo a loro disposizione la sua biblioteca e le sue informazioni.
La sosta forzata, la disponibilità di notizie, la ricchezza culturale del posto e il blocco della produzione della ceramica locale hanno fatto nascere in Natalia e Pietro l’idea di sfruttare la situazione in cui erano venuti a trovarsi, per realizzare un progetto non-profit che hanno chiamato Alone Together Ràquira che avrebbe potuto tenere assieme le persone durante l’isolamento, creando un ponte tra Ràquira e il resto del mondo. Mediante la Rete hanno chiesto ad amici e altri di inviare loro idee di oggetti da realizzare in ceramica. Nel giro di poco tempo hanno raccolto decine di progetti più o meno completi. A questo punto si è trattato di tradurre questi suggerimenti in prodotti realizzabili e poi di organizzare la produzione degli stessi. Parte di questa è stata realizzata da loro direttamente e parte distribuita tra gli artigiani locali che, in questo modo, hanno avuto la possibilità di ricavare un piccolo reddito durante la chiusura. Fondamentale in questa fase è stato il contributo di Don Reyes (il Re), ceramista che per primo aveva importato in paese il tornio elettrico ed era stato sindaco della città, che li ha aiutati a superare le diffidenze degli altri artigiani e a realizzare i progetti più complessi. Per alcuni mesi Natalia e Pietro hanno fatto la spola tra la casa di Olga e Ràquira, discutendo con gli artigiani il lavoro da fare, portando oggetti da cuocere e ritirando quelli già pronti.
Alla fine della quarantena la produzione è stata imballata e trasportata a Bogotà. Gli oggetti, visibili anche sul canale Instagram di Alone Together Raquira, formano una piccola collezione in cui il design moderno e multiculturale dei progettisti di varie parti del mondo si è mescolato con la tradizione locale dando luogo a degli accattivanti risultati. Inoltre, l’esperienza ha suscitato l’interesse di galleristi locali che hanno consentito di coprire le spese che erano state sostenute per la loro produzione.
Tornati in Italia Natalia e Pietro hanno avviato l’attività di promozione dell’iniziativa e contano di portare la raccolta a Milano l’anno prossimo. Oggi non sanno se il network di artisti di Alone Together continuerà a lavorare assieme. Alcuni di loro vorrebbero recarsi a Ràquira per continuare l’esperienza e conoscere gli artigiani locali. Questo snaturerà la “città delle pentole” trasformandola in un centro di produzione per oggetti di design di tutto il mondo? Non possiamo ancora saperlo. Certamente un progetto come Alone Together Ràquira, grazie alla Rete, favorirà la conoscenza tra differenti tradizioni ceramiche ma anche la loro contaminazione, arricchendo la produzione artistica di cui abbiamo bisogno per la nostra vita.
Abstract
In Ràquira, a Colombian town of 13,000 inhabitants at an altitude of 2,200, known as the “city of pots”, most of the population produces ceramic objects for daily use. During the month of March, Natalia Criado, Colombian and Pietro Minelli, Italian, she designer, he architect, were surprised there by the lockdown. Natalia and Pietro had the idea of taking advantage of the situation in which they had come to find themselves to create a non-profit project that they called “Alone Together Ràquira” that could have kept people together during isolation, creating a bridge between Ràquira and the rest of the world. The result is a collection of objects, born from the collaboration between international artists and local artisans, which will soon arrive in Italy.