Pep Marchegiani si camuffa per manifestarsi


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Pep Marchegiani-Letto romano-tecnica mista-2021

Di Pep Marchegiani (Atri, 1971) avevo parlato a settembre del 2020. Mi avevano colpito le sue installazioni in cui comparivano grandi fiori ed esse mi erano apparse, come avevo scritto, la migliore risposta alla domanda “perché continuare a dipingerli?”. Le sue opere, per quanto concettuali, erano fortemente illustrative e figurative, conseguenza anche della sua precedente attività grafica nel mondo della moda. Poco dopo, però, egli aveva iniziato a pubblicare sul suo profilo Instagram delle nuove opere molto diverse dalle precedenti. Quadri “astratti” formati da grandi strisce sinuose e accostate di diversi colori, simili a onde, dipinte su tele con dei lembi ripiegati, in modo da fornire tridimensionalità al quadro, con un forte effetto ipnotico.

Quando un artista cambia stile compie un atto di coraggio, esponendosi al rischio di un giudizio negativo, anche di coloro che lo hanno fino ad allora apprezzato e dopo averci rimuginato sopra mi sono deciso a chiamarlo al telefono. Pep Marchegiani mi ha dichiarato che le sue nuove opere sono un ritorno al pittorico o meglio un suo debutto nel pittorico, con cui vuole attirare l’attenzione dello spettatore e stimolare la sua riflessione. Esse prendono spunto da fatti della sua vita, vissuti sulla sua pelle, da cui traggono anche il nome come: “Letto romano”, “La Strada”, “La ferita di Luglio del bastardo senza cuore”, “Trittico vissuto” di cui fa parte anche “Il mare nel 1981”, rappresentati attraverso un camouflage, un camuffamento, la tecnica impiegata in ambito bellico, per nascondersi al nemico.

Il camouflage venne adottato, per la prima volta, durante la Prima Guerra Mondiale per nascondere la forma delle armi e farle apparire simili ad alberi e pietre e per nascondere la forma delle navi da guerra. Non è un caso che questa tecnica nasca in Francia dove si stava sviluppando il cubismo che aveva la caratteristica di realizzare dipinti che non assomigliavano a nulla e che nascondevano ciò che volevano rappresentare. Pablo Picasso ne parlò in una lettera del 7 febbraio 1915 a Guillaume Apollinaire che si trovava impegnato sul fronte di guerra. Dopo pochi giorni, il capo dell’unità mimetica dell’esercito francese, il pittore Lucien Victor Guirard de Scevola, arruolò degli artisti cubisti perché dipingessero le armi in modo che non assomigliassero a nessuna arma. In ambito navale l’idea sembra invece appartenga al pittore inglese Norman Wilkinson ed è denominata dazzle camouflage. Successivamente questa tecnica si estenderà alle divise militari per mimetizzare i soldati nell’ambiente naturale in cui essi operano.

In ambito artistico il camouflage ha dei precedenti illustri. Alighiero Boetti, negli anni Sessanta, aveva steso dei tessuti militari su dei telai realizzando quelli che sembravano dipinti e che chiamò Mimetico. Andy Warhol, negli anni Ottanta, realizzò una serie di opere basandosi su trame di tessuti delle divise militari per realizzare opere che erano astratte e figurative al tempo stesso, dato che questi tessuti volevano imitare la natura. Infine, estremizzando, l’artista spagnolo Mateo Maté ha realizzato una serie di paesaggi chiamata Paisajes Uniformados, impiegando tessuti di divise militari di differenti paesi che rappresentano anche una visualizzazione della realtà militarizzata in cui, secondo questo artista, vivremmo. (Le informazioni sul camouflage sono tratte da un articolo di Maite Méndez Baiges apparso in italiano su piano b).

Pep Marchegiani è ben consapevole dei suoi illustri predecessori e mi illustra le differenze che lo distinguono da loro. Anche se si ispira al camouflage e nelle sue opere precedenti aveva trattato i temi della guerra e dell’ambiente con uccelli che sotto le ali trasportavano bombe e con fiori che al posto degli stigmi avevano dei proiettili, le sue trame pittoriche non sono militari. Dichiara piuttosto di ispirarsi al mimetismo di cui sono dotati alcuni animali che possono modificare il colore della loro pelle o di alcuni organi, per potersi confondere con la natura. Questa caratteristica non appartiene agli umani, i quali devono ricorrere all’abbigliamento per potersi camuffare o distinguere, a seconda delle situazioni in cui si trovano, oppure che ricercano altre forme di ibridazione per essere più simili alla natura, attraverso materiali, cibi e stili di vita. In questo senso il nuovo discorso di Pep Marchegiani prosegue il fenomeno della metamorfosi di “Mangiami Farfalla”. Inoltre, in queste sue ultime opere spesso ci sono degli elementi che fuoriescono dalla cornice del quadro e che sfuggono al mimetismo, “come il riflesso del mirino del cecchino che a volte avverte il bersaglio del rischio che sta correndo e del colpo che sta arrivando”, mi dice.

Quadri astratti basati su fatti reali, come viene ammesso esplicitamente dall’artista, per esprimere una ripresa intimista di avvenimenti della propria vita, dopo una lunga fase dedicata all’esterno da sè, alle tematiche sociali e ambientali di Taranto, all’economia circolare, ai fiori anche se espressi impiegando il mimetismo e quindi nascondendo ancora la portata di questi avvenimenti.

Ma del resto che cos’è l’astrattismo? Se astrarre vuol dire “estrarre l’essenza” come sostenuto da Pepe Karmel, l’astrattismo è un concentrato di realtà. Pep Marchegiani attraverso i colori scelti per sottolineare l’ambiente in cui il fatto si è svolto e la trama delle onde che illustrano il fluire del tempo concentra e mimetizza fatti salienti della sua vita. Qui egli si camuffa per “manifestarsi”, che consiste “nell’annunciarsi di qualcosa che non si mostra tramite qualcosa che si mostra”, come espresso dal filosofo M. Heidegger in Essere e tempo.

La prima uscita ufficiale della nuova fase di Pep Marchegiani sarà al Museo delle Genti d’Abruzzo a Pescara per proseguire poi per Torino e poi a Parigi. La Città Vegetale gli fa i suoi auguri.

  • La strada-tecnica mista-2021
  • Cattedrale di San Clemente a Casauria- Castiglione a Casauria (PE)- Performance 3
  • La ferita di luglio del bastardo senza cuore- tecnica mista-2020
  • Trittico vissuto-Chiavi (2020), 7 (2020), Il mare nel 1981 (2021)-tecnica mista
  • Letto romano-tecnica mista-2021

Abstract

For some months now, Pep Marchegiani (Atri, 1971) has been creating “abstract” paintings that stand out from all his previous production. They are composed of large sinuous strips and juxtaposed with different colours, similar to waves, painted on canvases with folded flaps, in order to provide three-dimensionality to the picture, with a strong hypnotic effect. His new works seem to refer to camouflage, a technique born in the military to hide weapons from the enemy, but for him they consist in his debut in the pictorial to tell facts lived on his own skin.


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