Per Gloria Campriani l’economia soccombe alle trame dell’immaginazione


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Gloria Campriani-Connessioni-Santa Chiara Lab-Università di Siena-2016

Gloria Campriani(Certaldo, 1962) è una fiber artist, un’artista che impiega fibre riciclate per le sue creazioni artistiche. Con le fibre è venuta in contatto sin dall’infanzia nel laboratorio artigianale in cui i suoi genitori producevano maglieria, attività da cui si distacca per dedicarsi allo studio delle lingue e poi per lavorare nella moda con importanti marchi, coltivando però sempre una passione artistica che non dichiara esplicitamente alla sua famiglia. All’inizio vi si dedica nelle ore notturne, prima dipingendo, poi incollando oggetti e infine, nella maturità, impiegando il filo, in un percorso di recupero delle sue origini, sia per realizzare delle sculture tessili sia per sviluppare come regista degli spettacoli a sfondo psicologico in cui il filo è simbolo di relazioni, trame, percorsi che avvolgono gli interpreti e gli spettatori.

Nel corso della piacevole telefonata che abbiamo avuto, mi sono venuti alla mente due sfondi su cui collocare la sua attività. Il primo è quello descritto dallo scrittore pratese e premio Strega Edoardo Nesi (Prato, 1964) nel suo libro Storia della mia gente, in cui delinea da un lato il tramonto del settore tessile, sotto l’incalzare della globalizzazione ma anche il suo sottrarsi al destino familiare per diventare scrittore. Nesi nel libro racconta della cena in cui incontrò lo scrittore americano Richard Ford, l’autore di Il giorno dell’indipendenza, a cui chiese cosa avrebbero potuto fare gli italiani per arrestare il declino dell’industria e come Ford, dopo aver parlato di quello che era accaduto negli Stati Uniti, affermò, rivolto a lui, che era certo che “l’economia soccomberà a un atto dell’immaginazione”. Il secondo è quello del film Opera senza autore, del regista tedesco Florian Henckel von Donnersmarck, in cui, nella finzione cinematografica, il docente universitario e già famoso artista Joseph Beuys incontra, all’accademia di Belle Arti di Dusseldorf, lo studente e futuro famoso artista Gerhard Richter. Beuys, dopo aver raccontato a Richter di quando pilota della Luftwaffe abbattuto durante un volo era stato salvato da nomadi tartari che lo avevano tenuto avvolto nel feltro e nel burro per un anno per curare le ustioni e il congelamento, gli dice che queste due sono le uniche cose che egli conosce veramente e che per essere artista, lui dovrà pensare a chi è e a ciò che conosce veramente e che si è impresso nella sua carne.

Allorché ho chiesto a Gloria Campriani quando aveva desiderato diventare artista, lei mi ha raccontato di un giudizio della sua insegnante che aveva riletto recentemente con sua sorella e che la descriveva come “sensibile, profonda, timida che si ritrae se aggredita, attenta al colore e alla forma” per cui consigliava un indirizzo artistico. Lei però nella scelta dell’università, non si sentì di seguire questo suggerimento, dato che avvertiva il disagio dei suoi genitori nei confronti dell’arte e allora scelse di studiare lingue perché anche queste le davano la possibilità di costruirsi un proprio mondo e di viaggiare, non solo con la fantasia, consentendole di guadagnare e di poter tornare dopo anni al filo, a ciò che conosceva veramente e che era impresso nella sua memoria.

Il filo e le attività che ad esso sono legate sono una potente metafora di molti ambiti: del mondo femminile, delle relazioni umane e del funzionamento della nostra mente. Non solo la tessitura, il ricamo, l’uncinetto, riportano storicamente al femminile ma il filo unisce più punti, i fili uniti portano al risultato o creano colore, anche se a volte siamo costretti a tagliare il filo, a recidere il cordone ombelicale che ci unisce agli altri. Il filo, del resto rimanda a un intreccio, a una trama, il termine che, del resto, oltre ad essere il filo trasversale del tessuto che viene infilato tra i fili dell’ordito, è impiegato per indicare la linea di svolgimento più importante di una storia ma è anche percorso mentale, linea che si estende tra i pensieri della nostra mente.

È tenendo insieme questi significati che Gloria Campriani affronta il lavoro artistico, preferendo per realizzare le sue opere non impiegare il telaio ma intrecciare direttamente le fibre con le proprie mani. L’esigenza di sviluppare contemporaneamente i vari ambiti sottesi al filo, la porta a sperimentare un’attività di spettacolo in cui crea direttamente di fronte al suo pubblico, reticoli e intrecci, seguendo le sue mani, che uniscono con i fili oggetti fisici, alberi, pali, monumenti storici. Il suo discorso sfocia poi in laboratori di psicologia sociale perché “sono la prima a non poter stare da sola” mi dice e il discorso della relazione con gli altri si fa strada dentro di sé, sia come uscita anche dal rischio del solipsismo dell’artista ma anche come risposta collettiva alla chiusura, alla sfiducia, alla paura che può attanagliarci. Il primo di questi laboratori prende il nome di Tra-me, nuovi meccanismi di psicologia sociale (2013), con cui intende sia il percorso del nostro pensiero e la riflessione tra le voci del nostro animo sia quello che costruiamo nella vita sociale. In questo spettacolo 25 persone collocate in uno spazio quadrato di 14 metri di lato, assumono il ruolo di colonne portanti, i punti fissi della nostra vita mentre altre 30 quello di colonne mobili. A queste ultime verrà affidato un gomitolo di filo colorato con cui, a partire dalle colonne portanti che riconosceranno nel proprio vissuto, dovranno costruire le loro trame di relazione che si intrecceranno con quelle degli altri.

A questo spettacolo, che viene rappresentato ancora oggi, seguono altri eventi. Effetto domino nella globalizzazione (2015), in cui si rappresentano gli effetti che questa produce su ambiti e luoghi molto diversi e lontani tra loro. Con Indossa il mio abito mentale, viaggio empatico, (2018) affronta invece il tema dell’empatia, della relazione con l’altro soprattutto se estraneo, evidenziando i blocchi che ci impediscono di relazionarci ma anche le radici comuni e il tessuto che può tenere insieme il tutto senza lacerarsi. In Rizomatica (2021) infine, il filo e le sue trame sono metafora delle radici delle piante che si estendono orizzontalmente e della rete del world wide web.

In conclusione, per tornare al titolo, Gloria Campriani, rappresentando con la sua arte valori, emozioni, relazioni ci dice che questi più della razionalità economica possono aiutarci a comprendere il presente confermando l’affermazione di Richard Ford che “l’economia soccomberà a un atto dell’immaginazione”.

  • Gloria Campriani-Fiume-installazione-fibra riciclata, sassi di marmo e sabbia-cm 800x150-2016
  • Gloria Camoriani-Colino-fibra riciclata su anima di acciaio-cm 20X20-2020
  • Gloria Campriani-Performance Effetto domino nella globalizzazione-2015
  • Gloria Campriani-Ruspante-fibra riciclata-cm 50x40-2020
  • Gloria Campriani-Destini incrociati-Installazione tessile-Porto di Marina di Scarlino (GR)- 2020
  • Gloria Campriani-Kundalini-fibra riciclata su cavo di acciaio, tessuto bianco su cornice di legno e tronco di albero con anelli di ferro-h cm 292x292-2018.
  • Gloria Campriani-Connessioni-Santa Chiara Lab-Università di Siena-2016
  • Gloria Campriani-Tra-me-psicologia sociale- performance interattiva- Le Murate- Firenze-2016
  • Gloria Campriani-Sintesi d’oriente-fibra riciclata e tempera acrilica su anima di ferro- cm 71x135- 2012

Abstract

For Gloria Campriani the economy succumbs to the plots of imagination

Gloria Campriani (Certaldo, 1962) is a fiber artist, an artist who uses recycled fibres for her artistic creations and who has been in contact with the fibres since childhood in the workshop where her parents produced knitwearr. His journey reminds us of that of the Prato writer and Strega award Edoardo Nesi (Prato, 1964) who in his book History of my people, outlines on the one hand the sunset of the textile industry, under the pressure of globalization but also its escaping from the family destiny to become a writer. Gloria Campriani holds together the different meanings of the thread, metaphor of the female world, of human relationships and of the functioning of our mind and realizes sculptures and shows of social psychology that interpret our present.


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