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Nel corso del primo anno della pandemia da Covid-19 uno dei fenomeni più sottolineati dai commentatori era che mentre il mondo degli esseri umani rallentava, quello dei vegetali proseguiva la sua vita normale, occupando degli ulteriori spazi. Eppure, anche le piante si ammalano e non sempre per colpa dell’uomo. Secondo la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ogni anno insetti fitofagi e patogeni vegetali sono responsabili della perdita del 40% delle colture alimentari. Il 2020 era anche l’anno della Salute delle Piante, indetto per l’appunto dalla FAO che in Italia è stato celebrato da Plant Health, il festival organizzato da Agrinnova, un centro di competenza dell’Università di Torino, diretto da Maria Lodovica Gullino, docente di patologia vegetale nello stesso ateneo. L’evento, a causa della pandemia, prosegue anche nel 2021 e ad esso si è aggiunto weTree, un progetto per la promozione di aree verdi nelle città dedicate alle donne, a cui sempre la Gullino ha dato vita assieme a Ilaria Borletti Buitoni, già presidente del FAI e sottosegretario alla cultura e a Ilaria Capua, la virologa italiana, attualmente direttrice dell’One Health Center dell’Università della Florida.
Anche se meno note delle malattie umane, quelle delle piante non sono meno importanti e hanno provocato spesso gravi perdite. La ruggine del grano, una malattia di questo cereale causata da una muffa chiamata Puccinia Graminis, era stata citata già da Plinio il Vecchio e da Ovidio. La ruggine del caffè, prodotta dal fungo Hemileia Vastatrix aveva lasciato enormi danni nell’isola di Ceylon nel 1870. La peronospora della patata nel 1860 in Irlanda e i funghi del riso in Bangladesh nel 1942 avevano provocato carestie e milioni di morti. L’ultima epidemia è stata quella della Xylella Fastidiosa che ha colpito anche gli olivi della nostra penisola. Come mi ha ricordato la Prof.ssa Gullino, “Nessuno sembra consapevole del fatto che basterebbe un anno di ridotta produzione ad esempio di cereali, per causare un calo delle riserve e problemi enormi a livello mondiale”.
Nonostante ci siano delle similitudini tra malattie delle piante e Covid19 soprattutto per le modalità di diffusione, mentre quest’ultimo viene associato, a volte in maniera semplicistica, allo sviluppo delle attività umane, le prime non sono un fenomeno correlato alla Rivoluzione Verde, cioè alle tecniche colturali che hanno portato alla crescita della produzione agricola né alla globalizzazione, anche se questa ha aggiunto fattori di rischio. In particolare, la concentrazione della produzione di materiali vegetali in alcuni paesi dotati di un clima favorevole, se non controllata con sistemi rapidi di diagnosi, può dare luogo allo sviluppo di patologie che potrebbero diffondersi in tutto il mondo perché semi e funghi, alla pari dei virus, viaggiano in aereo.
La salute delle piante è un tema importante ma spesso sottovalutato dall’opinione pubblica e, mi dice la Gullino, “riconosco a una grande ricercatrice italiana, la virologa Ilaria Capua, il merito di aver attribuito alle piante il giusto ruolo nell’ambito della salute circolare”. Salute delle piante, degli animali e degli esseri umani sono intrinsecamente legati attraverso la catena alimentare e devono essere affrontate assieme e non ha più senso che agronomi, veterinari, biologi proseguano separatamente. “Ci sono almeno tre temi di ricerca comune su cui lavorare: quello della resistenza ai farmaci, soprattutto agli antibiotici; quello dell’assenza di contaminanti come le aflatossine; quello della salute dei semi. Occorre stare fianco a fianco e fare massa critica delle risorse per la ricerca”.
Nella salute delle piante un ruolo speciale spetta alle donne, perché esse sono caratterizzate, per natura, da una grande attenzione alla cura delle cose, delle persone, dei sentimenti e “con il progetto weTree, che punta a realizzare boschi dedicati alle donne nelle città italiane, intendiamo richiamare l’attenzione sull’energia e l’enorme potenzialità, spesso non totalmente esplorata, del mondo femminile”. I primi due sono stati realizzati a Torino. Uno, il Bosco degli altri di fronte a Palazzo Nuovo, è stato dedicato a Lia Varesio (1945-2008), una donna che si è spesa per gli emarginati e i senza fissa dimora di Torino, definita l’angelo dei barboni. Il secondo, il Bosco delle artiste; è stato realizzato nel giardino Fergat, di fronte alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, centro per l’arte contemporanea. Qui gli alberi saranno dedicati a delle artiste i cui nomi potranno essere scelti votando con una mail a info@fsrr.org entro il 16 maggio. Delle venti proposte fanno parte le italiane Carla Accardi, Chiara Fumai, Maria Lai, Marisa Merz, Gina Pane.
La progettazione dei boschi è stata affidata allo Studio Linee Verdi, fondato da Stefania Naretto e Chiara Bruno Otella, due agronome specializzate in progettazione di parchi e restauro di giardini storici con vasta esperienza nella progettazione di verde residenziale, paesaggi, interventi di mitigazione ambientale. Per il bosco di Palazzo Nuovo si sono ispirate al rosso del Flammeum, il velo da sposa delle donne romane, di forte significato nella vita delle donne perché associato all’amore, alla forza, al sangue. Il colore è stato reso con aceri (Acer rubrum “October Glory”), tulipani rossi (Tulipa kaufmanniana “Show Winner”) posti all’interno di aiuole quadrifogliate che circondano gli alberi dove poi successivamente compaiono le piccole foglioline lobate di Heuchera “Forever Red”. Per il Bosco delle artiste sono stati scelti dei Liriondendron Tulipifera con fiori, simili ai tulipani, molto profumati, che compaiono a giugno con una foglia semplice, quadrilobata con margine intero, simile alle lire della mitologia greca.
In conclusione, la pandemia non deve farci perdere di vista la salute delle piante ed è l’occasione per fare passi avanti sul tema della salute circolare. Le donne e l’arte possono fornirci lo stimolo in questa direzione.
WeTree: women, science and art for circular health
According to the FAO, the United Nations Food and Agriculture Organization, every year phytophagous insects and plant pathogens are responsible for the loss of 40% of food crops and for this reason 2020 was dedicated to plant health. In Italy the event was celebrated by Plant Health, the festival organized by Agrinnova that because of the pandemic, continues in 2021 thanks to weTree, its ramification that speaks of circular health and art and promotes the creation of green areas in cities dedicated to women. The first two were made in Turin, one dedicated to Lia Varesio, while the trees of the second will be dedicated to women artists.