L’Orto Botanico di Bergamo Lorenzo Rota, nella sua sede di Città Alta, ha ospitato, nella settimana che si è appena conclusa, la mostra d’arte ambientale Il lavoro sotterraneo della natura, ideata e curata da Valeria Vaccari che ha invitato cinque artisti: Daniela Barzaghi, Patrizia Bonardi, Helene Foata, Gaetano Fracassio e Maria Cristina Galli, a realizzare opere appositamente pensate per questo spazio, dopo averlo visitato nei mesi precedenti. Secondo la curatrice, “Mentre noi Umani assistevamo inermi alla pandemia osservando il mondo da una finestra o su un balcone, la Natura riprendeva i suoi spazi indisturbata, il suo ciclo vitale di gemmazione, fioritura, frutto e infine apparente silenzio nei mesi invernali continuava indifferente. Il lavoro sotterraneo si manifestava con piccoli segni, quasi invisibili ai nostri occhi”. Partendo dalle sensazioni vissute nel periodo della chiusura e della sospensione originato dalla pandemia, agli artisti si chiedeva di concepire lavori che si affiancassero al ritmo della Natura, integrandosi e mimetizzandosi con essa riconoscendone la supremazia. Dopo Bergamo, a partire da settembre, la mostra sarà replicata in altri sedi, Paderno Dugnano, nella biblioteca progettata da Gae Aulenti e a Cremona, nel chiostro che ospita l’associazione ALAC, con nuove realizzazioni ispirate ai differenti contesti.
Continua a leggereCategoria: alberi
Acuire i sensi. Arte, Biofilia, Ecologia profonda. Colloquio con Dacia Manto
Anche l’usignolo sa che la nostra vita e le campagne sono cambiate
Consiglio la lettura del bel libro di Niccolò Reverdini (Milano, 1965), Anche l’usignolo – vita di città, di bosco e di campagna (Mondadori-2021) un romanzo-saggio, o viceversa (decida il lettore come definirlo) dedicato alla sua esperienza di imprenditore agricolo sui terreni di famiglia alle porte di Milano. Avevo conosciuto l’autore attraverso la mia collaborazione con l’associazione a cui aderisce e sapevo che era pronipote dello scrittore e diplomatico Carlo Pisani Dossi (1849-1910); che era stato allievo del critico letterario Dante Isella e che aveva una profonda passione e conoscenza dei classici greci e latini, nonché della letteratura lombarda, di cui troverete ampia evidenza nel suo racconto. Ma il volume è a mio avviso importante perché rappresenta una testimonianza, sentita e appassionata, delle trasformazioni intercorse, nel giro di appena trent’anni, nelle campagne attorno a Milano e a tutte le altre grandi città, in quella che si definisce agricoltura periurbana. Un ambiente costituito da elementi naturali come la terra, il bosco, gli animali ma anche da persone, linguaggi e storie che Reverdini descrive con grande capacità.
Continua a leggereNel bosco di Dacia Manto animali e piante agiscono su di noi
Walden, il bosco in cui il filosofo Henri David Thoreau (1817-1862), si ritirò a vivere per 26 mesi quando aveva ventotto anni, per sottrarsi allo stile di vita dei propri concittadini di Concord, è un luogo sempre attuale e ricorrente nella trattazione artistica che ne è seguita. Non stupisce quindi che Dacia Manto (Milano, 1973), che si ispira a Thoreau e che già nel 2008, a Ravenna, gli aveva dedicato una installazione e una performance, abbia voluto, in un certo qual modo, ricrearlo a Milano, alla galleria Red Lab diretta da Lucia Pezzulla. Entrati ci si trova in una piccola stanza in cui alle pareti scure sono appesi i lavori realizzati dall’artista su vari materiali, con diverse tecniche e di differenti dimensioni. Sedendovi sulla panca posta al centro della stanza, vi troverete immersi in un bosco da cui potrete osservare non immagini separate ma un panorama unico e coerente, formato da una ricca e fitta vegetazione in cui vivono animali e in cui in lontananza scorgiamo un lago e talvolta intravediamo una figura umana. Avvertiamo un senso di pace, di tranquillità, il luogo non ci spaventa, ci troviamo in quella che l’artista definisce “una tana, uno spazio chiuso e sicuro” ma anche un caleidoscopio della natura. La mostra si intitola Nebulosa 11, beside Walden e prende il nome da Nebula, la lupa dell’artista morta da poco.
Continua a leggereIl green Gran Tour di Federica Galli
A Milano, è in corso e resterà aperta fino al 27 giugno, la mostra Federica Galli green Gran Tour che vi consiglio di visitare. Avevo scoperto le sue opere nel corso della mostra della fotografa Beth Moon dedicata agli alberi secolari del nostro pianeta, svoltasi lo scorso anno, alla galleria Salamon Fine Arts. Alle foto erano state sapientemente accostati alcuni alberi in ferro battuto di Lorenzo Zanon e delle acqueforti di Federica Galli dedicate allo stesso soggetto. In un primo momento, ero rimasto colpito più dai primi, che sentivo più vicini alla tradizione della mia terra d’origine e della mia famiglia, avendo mio padre praticato quella tecnica ma poi, fu la gallerista Lorenza Salamon, una delle massime esperte del settore e presidentessa della Fondazione dedicata alla Galli, che ebbe la pazienza di assistermi e portò la mia attenzione sulle seconde e sul suo percorso artistico. Fu sempre lei a farmi comprendere, nel corso di quel breve colloquio, l’importanza delle incisioni nello sviluppo culturale europeo, perché esse sono state le prime immagini a poter essere stampate, contribuendo ad alimentare la circolazione delle idee.
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