LUAR la galleria per la felicità di Maria Beretta

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Giuseppe Pellizzari – Legami – matite colorate -2013

Ad aprile del 2019 è nata a Milano una nuova galleria d’arte. Si chiama LUAR, parola portoghese che vuol dire luce lunare, una luce che “illumina” le cose e le persone in maniera diversa da quella del sole. Ad aprirla è stata Maria Beretta, avvocato con uno studio legale ben avviato, perché mi dice: “Ad un certo punto volevo portare bellezza per me e per gli altri e una galleria è un luogo di bellezza”. Maria è giunta alla realizzazione di questo progetto dopo una lunga ricerca non solo fisica ma anche interiore. Nella galleria vorrebbe presentare design d’arredo, gioielli, sculture, fotografia, pittura ma, come vedremo, anche altro.

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Carlo Cane un pittore di “naturale” coerenza

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Carlo Cane – Memoria 2018 (particolare) – olio su tela applicata su tavola

Questo post ha una storia particolare che racconterò in prima persona. Ci sono due antefatti. Il primo: nel 2014 avevo acquistato, dall’Università Bocconi, nell’ambito dell’iniziativa “Un quadro per studiare“, un dipinto del 2000 dell’artista Carlo Cane, che raffigurava Yuri Gagarin durante il suo primo viaggio nello spazio. Sono stato sempre appassionato di imprese spaziali, il quadro mi piaceva molto e, sono sincero, allora non avevo prestato molta attenzione all’autore.

Secondo antefatto: sulla Lettura di domenica 17 maggio, l’artista tedesco Michael Najjar, che si sta preparando a partire per un viaggio spaziale, motivava la sua impresa con l’opportunità per un’artista di poter osservare la Terra da un’altra prospettiva. Si tratta di un’opinione condivisibile se solo pensiamo all’impatto che la foto del nostro mondo, scattata dall’equipaggio dell’Apollo 17 nel 1972, la cosiddetta Blue Marble, ebbe sull’opinione pubblica.

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Uomini, natura e denaro nel “Capitalocene” di Silvio Valpreda

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Silvio Valpreda-Illustrazione dal libro “Capitalocene. Appunti da una nuova era” (dettaglio)-2020

Ci sono argomenti complessi che non sono di facile spiegazione. Per fortuna ci sono autori che, grazie ai particolari strumenti di cui dispongono, sono in grado di renderli facilmente comprensibili, come nel caso di Silvio Valpreda e del breve libro “Capitalocene. Appunti da una nuova era”, da poco uscito in libreria. Silvio Valpreda (1964), di formazione ingegnere meccanico, è un designer, artista e scrittore che da anni conduce una particolare ricerca legata alle questioni sociali, impiegando grafica, fotografia e scrittura come mezzi di indagine parallela.

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Broken Nature un anno dopo

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La maschera da snorkeling con la valvola Charlotte realizzata dalla Isinnova di Brescia

Broken Nature, la mostra al centro della XXII Esposizione Internazionale della Triennale di Milano, curata da Paola Antonelli, si è svolta a Milano, dal 1 marzo al 1 settembre dello scorso anno. Si trattava di una mostra molto bella e molto ampia accompagnata da un passa parola entusiastico che invitava ad andarla a vedere. A distanza di un anno e in un contesto molto diverso, può essere utile verificare la validità delle premesse poste alla sua base e l’attualità dei contenuti presentati.

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Una rosa sullo scrittoio. Il “Viaggio intorno alla mia camera” di Xavier de Maistre

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Carolineee1991-Dried Rose- CC BY-SA

Oggi molti di noi rivivono lo stato d’animo in cui si trovava lo scrittore, pittore e uomo d’armi, Xavier De Maistre, al termine del suo “Viaggio intorno alla mia camera”, il diario dei 42 giorni di reclusione nella sua stanza di 16 metri a Torino, a cui era stato condannato per la partecipazione a un duello non autorizzato. Giunto alla fine della sua quarantena, alla sua Fase 2, egli era combattuto tra il desiderio di essere libero e poter finalmente uscire e il timore di tornare a una vita di obblighi e di doveri. Naturalmente sapeva che, come noi, avrebbe scelto di tornare alla normalità: “un potere segreto mi trascina e mi dice che ho bisogno dell’aria e del cielo e che la solitudine rassomiglia alla morte”.

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La nona onda

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Ivan Konstantinovic Ajvazovskij – La nona onda- 1850

“La nona onda” è un dipinto del 1850 di Ivan Konstantinovič Ajvazovskij, attualmente esposto al Museo di Stato di San Pietroburgo. Raffigura alcuni uomini, scampati a un naufragio, aggrappati a quello che resta del pennone della nave su cui erano imbarcati. Il cielo si sta aprendo ma il mare infuria ancora e la più grande delle onde, che si ripeterebbero secondo la tradizione marinara a gruppi di nove sempre più grandi, sta per abbattersi su di loro.

Il quadro, a cui si è ispirato anche l’artista cinese Cai Guo Qiang per la realizzazione di una sua opera omonima nel 2014, può essere visto come una metafora della situazione che il genere umano sta vivendo nell’attuale pandemia. Stiamo resistendo e limitando i danni ma la nostra “nona onda” è questa o deve ancora arrivare?

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Non solo ILVA: fare arte a Taranto

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Domenico Campagna-Dal buio alla luce-Polimaterica

In questi giorni, chiusi in casa, stiamo facendo scorpacciate di cinema, spettacoli teatrali e culturali, esposizioni, mostre e concerti approfittando del grande magazzino di opere disponibile on-line. Questo stock di opere è arricchito costantemente di nuove realizzazioni grazie agli artisti, più e meno noti, che con il loro lavoro alimentano l’industria culturale e che giungono a noi con percorsi originali e inconsueti. Qui vi parliamo della buona pratica per lo sviluppo delle arti figurative realizzata a Taranto.

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Arte e verde in carcere

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Giuseppe Loverso-Il carcere è simile al cimitero non rimane mai vuoto-1990

La Dott.ssa Cosima Buccoliero, direttrice del carcere di Bollate (MI), in un bel TED dedicato alla realtà carceraria italiana, fa notare che, se ci fosse chiesto di disegnare la pianta di una città, molti di noi dimenticherebbero di inserire il carcere perché non sanno o non vogliono immaginarselo. Per rendere chiaro cosa esso sia, usa tre sostantivi: reclusione, privazione, dipendenza. Si è ristretti in uno spazio, si è privati delle libertà, si dipende dagli altri per qualsiasi cosa, anche per un’aspirina. A tutto ciò si aggiunge il sovraffollamento che amplifica e peggiora le condizioni della detenzione.

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Ripartire dal bunker

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Lorenzo Gatti-Trofeo Cornice Bianca-2002-Acrilico su legno e cerniere di ottone-150x80x12-
Foto di Mauro Ghiglione 2020

In un’intervista apparsa il 2 aprile sul Corriere della Sera, l’arch. Renzo Piano ha affermato: “Soffro al pensiero che tutto quello che ho costruito è vuoto”. Purtroppo, non sono solo gli edifici che portano la sua firma ad avere subito questo destino. Sono vuoti anche tutti gli spazi realizzati per ospitare grandi numeri di persone: fiere, università, musei, stadi, assieme agli uffici di grandi e piccole aziende. Le città oggi sono deserte e potrebbero apparire, a un osservatore alieno, le vestigia di una civiltà scomparsa, come le piramidi egizie o incas. Per questo motivo, anche se il presidente della Triennale di Milano l’arch. Stefano Boeri ci ricorda che “è sempre pericoloso affidarsi eccessivamente alla contemporaneità perché si rischia di annebbiare il nostro sguardo”, avvertiamo la necessità di avere risposta a alcune questioni che bussano alla nostra mente.

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Novacene: l’era dei Cyborg

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Neil Harbisson – Sonochromatic – New York – Art Pollock Gallery – 2014 CC BY-SA

È uscito da pochi giorni, in Italia, il libro di James Lovelock “Novacene. L’età dell’iperintelligenza”, pubblicato da Boringhieri. Lovelock è uno scienziato noto per aver teorizzato, nel 1973, la Terra come un unico sistema vivente, chiamato con il termine Gaia, ma anche per aver ideato tanti brevetti alla base dell’esplorazione dell’Universo. Negli anni ’70, realizzò un dispositivo per la ricerca di composti organici, inviato su Marte con le sonde Viking.

Secondo Lovelock, stiamo per entrare in una nuova era geologica, il Novacene. Per spiegare questa intuizione, ripercorre la storia di Gaia, descrivibile in tre fasi fondamentali, a partire dal ruolo del sole per lo sviluppo del sistema vivente.

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