Cosa è e come si rappresenta il sacro oggi? Le risposte di Camilla Marinoni

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Camilla Marinoni – Voce del corpo. Fame d’amore – 15 elementi in ceramica, ingobbio e smalti – 2021

Cosa è e come si rappresenta il sacro oggi, dopo che per centinaia di anni l’arte si è basata principalmente sulla illustrazione di scene del vecchio e nuovo testamento, di miti pagani e di esseri umani alla ricerca dell’assoluto per poi essersi progressivamente secolarizzata? Una piccola mostra di Camilla Marinoni (Bergamo, 1979), svoltasi al Mo.Ca di Brescia e curata dalle studentesse del laboratorio L’evento d’arte del DAMS coordinate dal professor Daniela Perra, mi ha dato la possibilità di entrare in contatto con la ricerca di questa giovane artista e con la sua risposta a questa domanda.

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Il paesaggio contemporaneo secondo Michael Jakob

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Ambrogio Lorenzetti – Effetti del Buon Governo in campagna – 1338/1339

Michael Jakob non è un artista ma  insegna Lettere comparate all’Università di Grenoble e Storia e Teoria del paesaggio all’Haute école du Paysage, Ingénierie et Architecture di Ginevra, ha scritto numerosi libri ed è curatore di mostre, in cui affronta i temi del paesaggio in una prospettiva molto ampia. Mercoledì 17 maggio ha tenuto, all’Accademia di Brera, nell’ambito del ciclo di conferenze Human Landscape coordinato dal Prof. Roberto Priod, una bellissima lezione dedicata al paesaggio contemporaneo attraverso una serie di opere artistiche che lo hanno collocato nella evoluzione storica della sua rappresentazione e percezione.  

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Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) alla Building Gallery di Milano

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Fabio Marullo – Ciò che di misterioso è palpabile – argilla bianca – 2016

La Building Gallery di Milano ha lanciato nel corso del 2018 il progetto BuildingBox, con cui una delle vetrine che affacciano sulla via Monte di Pietà viene destinata periodicamente all’opera di un artista di modo che la stessa sia visibile allo spettatore senza che sia necessario entrare nella Galleria e soprattutto ad ogni ora del giorno e della notte, visto che la vetrina resta permanentemente illuminata. Da Gennaio di quest’anno essa ospita le opere dell’iniziativa Equorea dove 12 tra artiste e artisti italiani, uno per ogni mese dell’anno, presentano, in una formula tra la personale e la collettiva, un lavoro dedicato al tema dell’acqua variamente intesa nel senso di: risorsa necessaria per la nostra vita, mare, oceano, elemento naturale costitutivo della materia di cui è fatto l’universo che, alla luce dei rischi di siccità che corriamo, ha acquisito un nuovo rilievo anche dal punto di vista artistico, anche se, come avevo commentato in un mio precedente articolo su questa rivista, essa non appariva tra i soggetti solitamente trattati dall’arte ambientale. In quell’articolo evidenziavo quattro differenti visioni delle distese d’acqua del globo: 1) museo; 2) luogo del mito e della fantasia: 3) luogo di riscatto politico-sociale; 4) urgenza ambientale.

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Il battito animale di Paola Bartolacci

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Paola Bartolacci – Avorio ed Ebano – 2022 – olio su lino – 100×130 cm

Ancora settant’anni fa la caccia grossa, cioè la caccia ad animali di grandi dimensioni, anche quando non costituivano un pericolo per l’uomo, era considerata un’attività eticamente ammissibile. Oggi invece, il proposito di abbattere un’orsa che ha ucciso un essere umano, viene ritenuto inutile, non necessario e non accettabile.  Allo stesso tempo discutiamo di ridurre i consumi di carne e di fare ricorso a quella sintetica, questa volta più per ragioni ambientali che per motivi di compassione ma, allo stesso tempo, ci avviamo a consumare gli insetti perché meno impattanti ma molto ricchi di proteine. Qualcosa di profondo è cambiato nel nostro senso comune sugli animali, certo anche per la loro maggiore diffusione nelle nostre case e tuttavia, essi restano un enigma su cui continuiamo ad interrogarci, perché non parlano e quindi possiamo basarci solo sul linguaggio del loro corpo e sul loro sguardo per interpretare le loro intenzioni e i loro sentimenti nei nostri confronti. In fondo, più che dalle considerazioni filosofiche di Peter Singer, secondo cui tutti gli esseri e non solo l’uomo provano la  sensazione del dolore, ci sentiamo uniti a loro dal sentimento, che figurativamente trova sede nel cuore.

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Le forme della solitudine nelle opere di Elena Mezzadra

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Elena Mezzadra, Senza titolo, 2002, olio su tela,cm 40×40. (ph. Riccardo Molino

Lo Studio Masiero, una piccola ma valida galleria milanese, ospita fino al 18 aprile una retrospettiva di Elena Mezzadra (1926-2022), intitolata Intersezioni e trasparenze, con dipinti, sculture, grafiche, che non solo attraggono per la bellezza dei colori e delle forme, ma perché inquietano, provocando degli interrogativi profondi sul loro significato. Nella presentazione, Luca Pietro Nicoletti ci fornisce dei criteri interpretativi, parlando di “atto di fede assoluto e radicale alla pittura”, di “titanica solitudine che qui si è trasfigurata in elegante lirismo luminoso”, di quadri che “nascevano dal tracciato di grandi linee, dalla cui intersezione scaturivano poi delle forme e si intravvedevano le possibili sovrapposizioni e trasparenze , con i conseguenti sviluppi narrativi.” Sulla base di queste note la si potrebbe definire un’astratta geometrica ma questo non ci direbbe molto di più sui motivi della sua pittura e sui codici che impiega. Il critico Walter Rosa ha sostenuto di non si trattarsi di pura astrazione geometrica e che per vedere l’altro è necessaria “un’osservazione attenta e prolungata, non fugace”, come quella a cui mi sono apprestato.

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Pietro Ruffo disegna le mappe della libertà

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Oietro Ruffo -World Spring – 2012 – watercolour, acrylic and cutouts on geographical map – 160 x 205 x 10 cm (with frame) (

Pietro Ruffo (Roma-1978) mi confida che le carte geografiche provocano in noi la sensazione di poter abbracciare e contemplare uno spazio e un tempo enormi senza soffrire, portandoci ad uno stato divino, cioè senza nessuna delle preoccupazioni legate alla situazione della natura o della società a cui noi invece soggiacciamo nella nostra vita, con la comodità di uno studioso e non l’angoscia di chi ha vissuto delle esperienze terrene. Forse è per questo che lui le ha scelte come mezzo di espressione della sua attività artistica, concentrata attorno alla rappresentazione dei grandi drammi che l’umanità si trova ad affrontare. Il tema principale con cui si confronta fin dall’inizio della sua carriera è quello della libertà, su cui ha a lungo riflettuto, adottando il punto di vista del filosofo Isaiah Berlin ( Riga-1909- Oxford-1997). Artista dotato di grandi capacità di artigiano e di disegnatore, sa creare bellezza ed ha al suo attivo anche una lunga collaborazione con la Maison Dior dove è stato chiamato dalla sua direttrice creativa Maria Grazia Chiuri. Il 14 marzo la Galleria Lorcan O’Neill ha inaugurato a Roma la sua personale, Il giardino planetario.

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Cancellazione – Accadimento – Tensione: i tre elementi della pittura di Lorenzo Di Lucido

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Lorenzo Di Lucido, Senza titolo, 150 x 200 cm, olio su tela, Courtesy l’artista

Nei locali di un’ex autofficina, situata in una delle periferie milanesi in sempre più rapido cambiamento, ho incontrato l’artista Lorenzo Di Lucido (Penne – PE – 1983) che, convinto dal grande lucernario che vi riversa la tanta luce necessaria ai suoi quadri che la bevono e la restituiscono, l’ha trasformata, assieme ad altri colleghi, nel suo studio. Egli, infatti, dipinge esclusivamente nelle ore diurne, ponendo la tela sul pavimento e affacciandosi sopra di essa in modo da stendere il colore con pennelli e rulli, man mano che esso si modifica e prende forma, in base all’effetto della luce. Le sue tele monocrome, basate principalmente sull’impiego del verde, che non stanca e può assumere tonalità potenzialmente infinite, sono il risultato della sua ricerca sulle nuove vie che la pittura può intraprendere ripartendo dai suoi elementi fondanti che Di Lucido individua nei tre concetti di: cancellazione, accadimento, tensione.

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Le sculture spaziali di Clodoveo Masciarelli

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Clodoveo Masciarelli – Profondo Cielo (particolare) – Acciaio forgiato e Portoro – 2011

Cresciuto tra i metalli della bottega paterna, Clodoveo Masciarelli (Atri – 1955), percorre lo spazio alla ricerca della loro origine. Singolare figura di medico, astrofilo, artista, ha articolato la sua espressione in sculture, gioielli, calcografie in cui viaggiano, collassano, raffreddano, solidificano e imprimono i fenomeni spaziali. Forme verticali sono lì a ricordarci una base di lancio, il movimento che consente di lasciare il nostro pianeta e di viaggiare nel cosmo mentre quelle circolari rappresentano i corpi celesti e i loro ammassi e i segni impressi su di esse, il risultato delle nostre vicende terrestri osservate dall’alto. Formidabili sintesi della condizione umana perché spazio ed astri sono il luogo onirico dove si possono collocare desideri, fantasie e speranze ma anche dove il tempo è già trascorso, al punto che sappiamo già come eventi che si sono prodotti ad anni luce di distanza, influenzeranno il nostro futuro. La grande abilità nel manipolare i metalli, acquisita in una lunga formazione fin dalla prima infanzia, crea l’impressione che i suoi volumi siano in equilibrio, che ruotino e si muovano. La scultura in metallo resta con Masciarelli attività Vulcanica, nel senso mitologico del termine, in cui i minerali sono sottoposti, tramite il calore della forgia e l’incontro/scontro con martello, incudine e maglio , a un’imitazione dei processi astrali avvenuti nel passato e che da qualche parte dell’universo continuano ancora a prodursi. Anche le lastre calcografiche sono create con lo sbalzo e il cesello e il risultato grafico è una riproduzione del lavoro scultoreo avvenuto mentre le fusioni vengono riservate solo ai gioielli.

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Leonardo Ulian e la spiritualità dei microchip

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 Leonardo Ulian , Techno Atlas – 010 (pentagon), 2022,
Electronic components, silver copper wire, varnish, solder, gesso, mdf , Diptych 117x230x5 cm | 46×90½x1¾ inches. Each artworks 111x117x5 cm

Mentre la cosiddetta digital art sembra incontrare un favore crescente, anche se temo che gli NTF, Non Fungible Token in campo artistico, potrebbero rivelarsi un fenomeno bolla, ci sono artisti, come Leonardo Ulian (Gorizia, 1974), di cui si è appena conclusa la mostra Shapes of Worlds of Shapes alla galleria The flat di Massimo Carasi a Milano, che preferiscono navigare in direzione contraria, impiegando l’hardware, che pure è alla base del digitale, per realizzare la propria arte. Mettendo al primo piano l’artista e non la tecnologia, egli fa ricorso alle più piccole parti che compongono un computer: chip, transistor, diodi, creando mappe del mondo e dei suoi componenti nascosti, mettendo in evidenza la loro natura magica, alchemica, infantile da cui promana un messaggio filosofico, psicologico, spirituale che hanno attratto l’attenzione di alcuni grandi della tecnologia come OpenAI e Facebook e di collezionisti USA.

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Gola, Carpi, Morlotti: tre artisti e un luogo.

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Ennio MorlottiPaesaggio (Vegetazione)-1963-olio su tela-60 x 70 cm-firmato in basso a destra-Collezione privata -Archivio Bellati Editore

C’è un luogo vicino Milano che è stato residenza e rifugio di tre artisti lombardi: Emilio Gola (Milano, 1851 – 1923), Aldo Carpi (Milano, 1986 – 1973), Ennio Morlotti (Lecco, 1919 – Milano, 1992), diversi per età, stile, esperienze artistiche e di vita. Vi si arriva facilmente, prendendo il treno per Olgiate Molgora (non c’è bisogno di usare l’auto e riempire quegli spazi che invece è importante restino visibili e sgombri) e da lì, percorrendo il viale che dalla stazione sale alla frazione di Mondonico che si scopre ad un certo punto, dopo essere passati accanto alla villa Il Buttero, dove soggiornava Emilio Gola. Io vi sono arrivato casualmente molti anni fa senza saperne nulla, attratto dalla bellezza del panorama naturale che mi riportava agli anni della mia infanzia, fino a quando non ho scoperto i grandi pannelli che riproducono alcune delle loro opere, collocati dal Comune di Olgiate proprio in corrispondenza dei luoghi che rappresentano o che li hanno ispirati. In tal modo si è venuto a creare un singolare esperimento perché confrontando natura e figura è possibile seguire il filo dell’evoluzione della loro pittura così come illustrato dalla bella pubblicazione del Comune di Olgiate curato da Anna Caterina Bellati.

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