L’arte ambientale ha tra i suoi filoni la considerazione dei vari elementi che compongono il mondo vegetale: boschi, alberi, piante e fiori e alcuni degli artisti di cui ci siamo finora occupati ne hanno evidenziato i vari aspetti, con tecniche e finalità differenti. Marzia Migliora si è interessata di piante alimentari; Cesare Viel, Eugenio Tibaldi e Quayola hanno descritto orti e giardini; Giuseppe Penone e Margherita Galli hanno rappresentato interi alberi o tronchi; Pep Marchegiani e Margherita Leoni hanno dipinto fiori; Paola Marzoli si è concentrata sui fili d’erba; Silvia Infranco si è ispirata a splendidi erbari. Annalisa Di Meo (Brescia 1977), attualmente in mostra allo spazio Manifiesto Blanco fino al 18 giugno, ci invita invece guardare le foglie, a concentrarci su questa parte delle piante, finora piuttosto trascurata, con un titolo che è un imperativo: Ecce Folium.
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La scrittura di Cesare Viel come scultura
Mi sono imbattuto per la prima volta in Cesare Viel (Chivasso – 1964) nel 2019, in occasione della sua mostra “Scrivere il giardino” alla galleria Pinksummer di Genova, dove ero stato attratto dal titolo. Avevo iniziato questo blog da pochi mesi e immaginavo che potesse essere trattarsi di qualcosa che riguardava il rapporto tra ambiente e arte e in effetti era così ma non nel senso che immaginavo. All’ingresso mi fecero togliere le scarpe, il pavimento era stato dipinto di verde e delle strisce bianche, come dei vialetti, delimitavano zone all’interno delle quali erano delle frasi in caratteri minuscoli, ma ben leggibili, che appunto “scrivevano” o “descrivevano il giardino”. Non approfondii molto e rimpiangevo di aver perso la mostra che Viel aveva tenuto al PAC di Milano l’anno prima, nel corso della quale aveva anche realizzato una performance intitolata Il giardino di mio padre, che certamente mi avrebbe dato elementi per capire quello che stavo vedendo a Genova, ma mi muovevo nella direzione sbagliata, guardavo il giardino e non la scrittura.