Hilario Isola (Torino, 1976) è uno dei pochi artisti italiani contemporanei a occuparsi esplicitamente del mondo agricolo, aspetto che mi sta particolarmente a cuore, perché ciò che chiamiamo paesaggio o natura spesso coincide con la realtà antropizzata dell’agricoltura, soggetto che però viene tenuto ai margini del campo di osservazione dell’arte. Isola al contrario, che unisce alla sua attività di artista quello di piccolo imprenditore agricolo, mette l’agricoltura al centro della sua indagine, unendo “la dimensione organica e viva della natura alla dimensione del sapere artigianale dell’uomo”, che certamente, aggiungo, rimane ancora presente nell’ambito agricolo ma anche ai miti che sono legati alla coltivazione della terra. La sua ricerca si fa forte di una ricchezza di mezzi espressivi che presuppongono una profonda conoscenza della stessa e l’impiego di un’ampia gamma di materiali: attrezzature e cascami dell’attività agricola (reti antigrandine, vinacce) e processi (fermentazione, stagionatura) oltre a insetti e prodotti finali, coinvolgendo non solo la vista ma tutti gli altri sensi. Il suo ultimo lavoro è Rurale, presentato recentemente a Roma, alla Galleria Valentina Bonomo. Sul suo sito web è possibile rendersi conto dell’evoluzione del suo progetto.
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Dal rigore del paesaggio al sublime della natura, il percorso di Paola Marzoli
I versi del poeta americano Walt Whitman (1819-1892): “Credo che una foglia d’erba non sia meno di un giorno di lavoro delle stelle”, descrivono perfettamente il senso delle opere di Paola Marzoli (Lecco 1944), presentate nella mostra Ogni erba ha un nome, in corso alla Galleria Rubin di Milano, fino al 27 novembre. Si tratta di un’artista che assomma in sé tre personalità, quella di architetto, di psicoterapeuta e di pittrice e che ha portato avanti una lunga ricerca individuale, culminata nell’approdo alla religione nei primi anni di questo secolo e di cui i quadri esposti sono una raffigurazione.
Continua a leggereL’agricoltura non è più un soggetto per l’arte?
Alcuni mesi fa è stato chiesto alla Città Vegetale perché l’Arte Contemporanea, nelle sue varie e multiformi manifestazioni, non si occupi “dell’agricoltura moderna” nelle forme assunte a seguito della “Rivoluzione Verde”. Si tratta, infatti, di un settore economico fondamentale per la nostra esistenza, al quale è affidata la produzione dei beni alimentari ma anche la cura di gran parte del nostro territorio, con gli ovvi riflessi che essa ha su ambiente e clima.
È evidente che questa affermazione non è vera, piuttosto le modalità con cui avviene sono particolari e dipendono dalla diversa visione dell’agricoltura che si è affermata.
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