Hilario Isola (Torino, 1976) è uno dei pochi artisti italiani contemporanei a occuparsi esplicitamente del mondo agricolo, aspetto che mi sta particolarmente a cuore, perché ciò che chiamiamo paesaggio o natura spesso coincide con la realtà antropizzata dell’agricoltura, soggetto che però viene tenuto ai margini del campo di osservazione dell’arte. Isola al contrario, che unisce alla sua attività di artista quello di piccolo imprenditore agricolo, mette l’agricoltura al centro della sua indagine, unendo “la dimensione organica e viva della natura alla dimensione del sapere artigianale dell’uomo”, che certamente, aggiungo, rimane ancora presente nell’ambito agricolo ma anche ai miti che sono legati alla coltivazione della terra. La sua ricerca si fa forte di una ricchezza di mezzi espressivi che presuppongono una profonda conoscenza della stessa e l’impiego di un’ampia gamma di materiali: attrezzature e cascami dell’attività agricola (reti antigrandine, vinacce) e processi (fermentazione, stagionatura) oltre a insetti e prodotti finali, coinvolgendo non solo la vista ma tutti gli altri sensi. Il suo ultimo lavoro è Rurale, presentato recentemente a Roma, alla Galleria Valentina Bonomo. Sul suo sito web è possibile rendersi conto dell’evoluzione del suo progetto.
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“Lo spettro di Malthus” inquieta ancora Marzia Migliora
Al Museo MAGA di Gallarate, fino al 10 marzo(salvo ulteriori restrizioni), sarà possibile visitare la mostra di Marzia Migliora(Alessandria-1972), Lo spettro di Malthus, che consiglio di visitare per almeno tre motivi: affronta l’argomento della disponibilità delle risorse alimentari che spesso diamo per scontata; contiene poche opere che richiedono tempo per essere viste e assorbite, grazie anche a un bell’opuscolo con foto e contributi utili alla riflessione successiva; l’ingresso gratuito che assorbe le spese di viaggio che potreste dover sostenere per raggiungere il museo. L’artista conosce il tema del cibo e delle risorse alimentari di cui si era già occupata in altri lavori. Figlia di agricoltori, ha vissuto l’infanzia in una casa circondata da coltivazioni e popolata di animali. “La vita contadina, la cura della terra e la determinazione delle specie vegetali, credo che abbiano formato il mio sguardo d’artista”, dice di sé stessa.
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